Divieto del commercio di asini

Argomento correlato, quello del commercio di asini, ai 55 Paesi membri dell’Unione Africana (UA), i cui leader si riuniscono ogni anno per un incontro o un summit della durata di due giorni. Fanno parte dell’UA la quasi totalità dei Paesi del continente africano, più le vicine nazioni insulari.

Il summit di quest’anno è iniziato il 18 febbraio ed ha avuto luogo negli edifici del quartier generale dell’UA di Addis Abeba, capitale dell’Etiopia. Ebbene, nell’ultimo giorno dell’incontro si è discusso del commercio della pelle d’asino in Africa. Dopodiché i leader ne hanno votato il divieto.

Al momento si pensa che la popolazione mondiale di asini ammonti a 53 milioni di esemplari, circa due terzi dei quali si trovano in Africa. Sono molte le migliaia di asini africani che da qualche tempo a questa parte ogni anno vengono uccisi, e la cui pelle viene esportata in Cina.

Questi asini sono animali addomesticati che hanno per antenato l’asino selvatico africano, uno tra gli animali attualmente più a rischio di estinzione al mondo. Gli esperti di fauna selvatica pensano che a rimanere allo stato brado siano meno di 600. Questi animali vivono in Eritrea, in Etiopia e in Somalia, Africa orientale.

Circa 5000 anni fa gli uomini che vivevano in questa parte del mondo cacciavano gli asini selvatici per la carne e la pelle. Si pensa che a volte i cacciatori scorgessero cuccioli di asini selvatici vagare per conto proprio poiché la mamma era stata uccisa. Allora i cacciatori portavano ai propri insediamenti gli animali rimasti orfani, facendo sì che questi asinelli selvatici, adattandosi agli umani, divenissero gradualmente animali domestici. Inoltre gli animali non ebbero problemi a riprodursi in cattività. Si trattava di asini selvatici addomesticati, o dei “primi” asini domestici.

La prima attestazione storica di asini domestici si trova in un affresco dell’Antico Egitto che possiede ben 4000 anni. Gli antichi Egizi usavano gli asini domestici per la carne, il latte e per trainare l’aratro. Da qui gli asini domestici furono poi spostati in Medio Oriente, dove l’antica città commerciale di Damasco era nota come la “città degli asini selvatici”. Oggi Damasco è la capitale della Siria.

Ricordiamo che gli asini domestici vengono menzionati nella Bibbia cristiana più di 100 volte. Maria, la madre di Gesù, viene spesso illustrata a cavallo di un asinello e a Natale gli asinelli fanno parte del presepe. I Romani poi li hanno condotti con sé in ogni parte del loro impero in espansione. Fu nel 43 a.C. che portarono i primi asinelli, che tra l’altro usavano come animali sacrificali, in Gran Bretagna.

Gli asini possono essere cavalcati. Tuttavia, il loro utilizzo principale era (ed è tuttora) quello di animali da soma, dato che possono trasportare pesanti carichi su lunghe distanze. Normalmente un asino può portare fino al 30% del proprio peso corporeo.

Come i loro antenati selvatici, gli asini domestici sono animali robusti che si sono adattati alle criticità del deserto. Ed hanno anche altri vantaggi, infatti sono in grado sopravvivere con cibo modesto e pochissima acqua. Inoltre gli asini domestici sono in grado di resistere alle alte temperature. Il vero problema per loro sono il freddo e la pioggia e nelle zone più umide del mondo hanno bisogno di ripararsi dalle intemperie.

Nel 1492, Cristoforo Colombo navigò lungo l’Oceano Atlantico e, nonostante non raggiunse mai il Nord America, scoprì di fatto quello che divenne il Nuovo Mondo, riguardo al quale si diffusero velocemente diverse storie in tutta Europa. Ben presto, ecco che navi provenienti da Spagna, Portogallo, Paesi Bassi, Francia e Inghilterra si ritrovarono ad attraversare l’Oceano Atlantico reclamando nuovi territori, e molte di esse trasportavano anche questi asinelli domestici.

Più o meno nello stesso periodo di Colombo, ci furono poi capitani di marina a navigare nella direzione opposta. Essi percorsero tutta l’Africa e poi l’India. Da lì, le navi portoghesi raggiunsero l’Asia sud-orientale e la Cina. Alcuni di loro portarono gli asini per usarli come animali da soma in quelle terre lontane.

Oggi gran parte degli asini di tutto il mondo si trovano nei Paesi sottosviluppati o meno abbienti dove, perlopiù, vengono utilizzati come animali da soma. Nei Paesi più benestanti, invece, alcuni asinelli vengono tenuti come animali domestici. Un asino maschio si chiama “jack“, una femmina “jennet“, o “jenny“, e un cucciolo “colt” (puledro, ndr). Negli Stati Uniti occidentali un asino viene spesso definito “burro”.

In Cina, le pelli degli asini africani sono usate per produrre una caratteristica gelatina. La gelatina è una proteina semitrasparente, incolore e insapore che viene spesso utilizzata come ingrediente alimentare. Normalmente si ricava dalla pelle, le ossa, la cartilagine e i tendini degli animali da fattoria. Diverse fabbriche lungo la costa cinese lavorano le pelli di asini sia africani sia di altra provenienza, ponendole in ammollo e poi bollendole. In questo modo si produce un certo tipo di gelatina che in Cina viene chiamata “Ejiao” (che si pronuncia “uh-jee-ow). Come antica medicina cinese, la Ejiao è stata consumata dai cinesi per centinaia di anni. Era conosciuta come “la medicina degli imperatori”. Divieto del commercio di asini_01

Oggigiorno questa gelatina viene trasformata in barrette o pillole. Di fatto viene mescolata con gusci di ostriche in polvere o polline per creare delle “palline gommose” commestibili. La Ejiao può anche essere sciolta in acqua e bevuta. I cinesi credono che questa gelatina sia una cura efficace contro molte malattie. Vertigini, insonnia e tosse secca sono alcuni esempi. Si ritiene persino che la Ejiao possa ritardare l’invecchiamento e migliorare la qualità del sangue. Molte donne cinesi credono che possa influire positivamente sulla pelle nonché sulla fertilità. Viene anche utilizzata in molti prodotti di bellezza.

In passato la Ejiao veniva ricavata soltanto dalle pelli degli asini cinesi. Ma in Cina negli ultimi decenni la richiesta di questa gelatina è aumentata notevolmente e, non essendoci abbastanza asini cinesi per soddisfare la domanda, i produttori di Ejiao hanno iniziato ad importare la pelle degli asini da Africa, Brasile e Pakistan. Ora che la Ejiao è meno costosa, è diventata un prodotto persino più popolare.

Negli ultimi anni, diversi Paesi africani hanno vietato la macellazione degli asini per la loro pelle. Così molti hanno iniziato a varcare il confine per trasportare gli asini da questi Paesi verso luoghi privi di tale divieto. Oggi non è raro che vengano rubati asini a qualche povero contadino. I ladri uccidono gli animali per vendere le loro pelli. Nel Botswana, un Paese africano, tra il 2011 e il 2021 la popolazione asinina è diminuita del 70%.

In tempi recenti il parlamento brasiliano ha votato per fermare il commercio di pelle d’asino in Cina e in molti hanno accolto favorevolmente la decisione dell’AU. Tuttavia, hanno avvertito che i Paesi africani devono vigilare sul divieto, altrimenti è probabile che il commercio prosegua illegalmente. Al momento circa 5,9 milioni di asini vengono macellati ogni anno per la loro pelle e per produrre gelatina. In Cina le vendite annuali dell’industria Ejiao superano i 7 miliardi di dollari.

Fonte: newsademic.com

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